domenica 26 dicembre 2010
lunedì 13 dicembre 2010
LA CUCCIA PER S. LUCIA: FESTA, CULTO E TRADIZIONE
La cuccìa dolce
Ingredienti:
600 g di grano
500 g di ricotta
300 g di zucchero
150 g di cioccolato fondente
1 bustina di vaniglia
Latte
Sale
Le dosi di questa ricetta sono per 6 persone.
Si tratta di una ricetta molto semplice anche se il grano richiede un trattamento piuttosto lungo perché bisogna metterlo ad ammollare in abbondante acqua per almeno 24 ore; poi sciacquatelo e cuocetelo in acqua salata a fuoco basso per circa 5 ore finchè non diventa tenero. Trascorso questo tempo, scolatelo accuratamente e mettetelo in una terrina.
In un recipiente a parte, lavorate bene la ricotta, lo zucchero e la vaniglia, allungando con un pò di latte se il composto dovesse essere troppo asciutto. Passate infine il tutto al setaccio in modo che la crema risulti liscia e senza grumi. Unite infine il composto di ricotta al grano e ai pezzetti di cioccolato, mescolate bene e servite in coppette individuali.
Per una preparazione più immediata, senza bisogna di tenerlo a bagno, comprate un tipo di grano semi-lavorato, cioè asportato del suo strato di crusca più esterno, il grano duro semiperlato.
La cuccìa come tu vuoi
Ingredienti:
500 g di Grano duro semiperlato
Zucchero, cannella, sale, olio extravergine di oliva a piacere.
Fate cuocere 500 g di grano in una pentola con 5 l circa di acqua a fiamma alta fino alla bollitura, poi abbassate la fiamma e continuate la cottura per circa un’ora senza mai girarlo (con la pentola a pressione in meno acqua lasciate cuocere per 20 minuti circa).
Per la minestra: a cottura ultimata salate e scolate a piacere, poi aggiungete l’olio extravergine d’oliva.
Per un dolce semplice: a cottura ultimata aggiungete a piacere zucchero e cannella.
FESTA, CULTO E TRADIZIONE
La festa di S. Lucia è una tipica festa liturgica in onore di una vergine martire delle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano ai cristiani agli inizi del IV secolo d.C.
Santa Lucia, patrona di Siracusa e dei non vedenti, era una giovane siracusana di ricca famiglia, che dopo aver avuto in visione S. Agata decise di donare la sua vita e i suoi beni a Cristo. Un suo pretendente, saputo ciò, si vendicò denunciandola come cristiana al Prefetto. Lucia riuscì a sopportare torture terribili, ma infine, inginocchiatasi in preghiera, venne decapitata con un pugnale.
Privo di testimonianze è l’episodio di Lucia che si strappò gli occhi, probabilmente è diventata la protettrice della vista e degli occhi per il suo nome originato da Lux, luce.
Ciò che lega la Santa alla Cuccìa è il miracolo della fina della carestia, avvenuto a Siracusa il 13 maggio del 1646, quando la popolazione in preghiera a S. Lucia nella cattedrale, ebbe un segno divino, una colomba posatasi sull’altare, e l’annuncio dell’arrivo di una nave carica di cereali e frumento. Si narra che il popolo affamato mangiò il frumento così com’era senza macinarlo.
Il culto della santa si è diffuso in tutta Italia e nel mondo anche in seguito all’appropriazione del corpo della santa da parte dei Bizantini, corpo che successivamente fu trafugato dai Veneziani in seguito alla conquista di Costantinopoli e oggi conservato a Venezia nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia.
Nel nord d’Italia il 13 dicembre è una bellissima festa per i bambini perché di notte la santa, con l’asinello e il cocchiere porta doni ai bambini, che devono fargli trovare in casa una tazzina di caffè, un pezzo di pane e un piatto di farina per l’asinello.
domenica 24 ottobre 2010
Dolci Sicilia: Frutta Martorana
Ecco gli ingredienti del Marzapane (detto “a caldo”) :
250 g di mandorle sgusciate
500 g di zucchero
Finitura: coloranti per dolci e gomma arabica
- Preparate innanzitutto il marzapane, di cui vi diamo una versione casalinga.
- Tuffate le mandorle in acqua bollente per togliere la sottile pelle che le ricopre, nel caso aveste le mandorle da sgusciare e non pelate; poi passatele subito in forno caldo in modo che si asciughino bene, ma attenti a non bruciarle.
- Pestatele in un mortaio, aggiungendo ½ bicchiere d’acqua, così da ottenere una pasta omogenea. Mettete lo zucchero in un pentolino a fuoco basso con qualche cucchiaio d’acqua e fatelo sciogliere, mescolando con un cucchiaio di legno.
- Unite la farina di mandorle allo sciroppo di zucchero, girate un attimo e versate su un piano (possibilmente di marmo bagnato), aspettate che si raffreddi un po’ (per evitare ustioni) e incominciate ad impastare e lavorate a lungo in modo da amalgamare bene gli ingredienti e ottenere una pasta fine e omogenea.
- Disponete i dolcetti siciliani su un piano infarinato e lasciateli asciugare un paio di giorni.
- Colorateli quindi con i coloranti per dolci, lasciateli asciugare e infine lucidateli con la gomma arabica.
martedì 14 settembre 2010
lunedì 13 settembre 2010
giovedì 5 agosto 2010
IL PISTACCHIO DI BRONTE E … IL GELATO!!
Nei secoli passati il contadino brontese era praticamente privo di terre fertili, tutte appartenenti ai latifondisti, e perciò si ingegnò a trarre profitto dagli aridi e desolati terreni lavici, sui quali cresceva spontanea solo una pianta, il terebinto, un pistacchio selvatico dotato di radici profonde e molto resistente alla siccità.
Il frutto è una drupa che contiene al suo interno il seme di cui ci nutriamo, protetto da un tegumento violaceo e da un legnoso endocarpo (il guscio).
Il seme di pistacchio viene consumato come frutta secca e trova largo impiego in pasticceria, in gelateria, ma anche in norcineria (per esempio come aromatizzante della mortadella).
A questo proposito le nonne Pina & Enza vi regalano la ricetta del gelato fatto in casa!
Ai buongustai … buon lavoro!!
2 uova
PREPARAZIONE
Scaldate il latte senza farlo bollire, quindi lasciatelo raffreddare.
Mescolate a lungo lo zucchero con le uova fino a ottenere una crema soffice; diluitela con il latte e fate cuocere su fiamma bassa il composto ottenuto. Levate dal fuoco appena accenna il bollore e lasciate raffreddare.
Togliete il guscio ai pistacchi e tuffateli per pochi minuti in acqua bollente leggermente salata per togliere la pellicina; lasciateli asciugare e pestateli nel mortaio, in modo che ne risulti una pasta omogenea. Mettete i pistacchi in una terrina, unitevi la miscela di latte e uova e mescolate.
Montate a parte la panna e incorporatela al composto, mescolando con delicatezza dal basso verso l’alto.
Se siete provvisti di gelatiera, versatevi il composto e azionatela per circa 30 minuti; altrimenti ponetelo in una vaschetta d’acciaio precedentemente raffreddata, mettetela nel freezer e mescolate con una forchetta ogni 30 minuti, fino a che il gelato non avrà raggiunto la giusta consistenza.
martedì 20 luglio 2010
GRANITA DI MANDORLE "FAI DA TE"
La prima ricetta si realizza con un panetto di pasta di mandorle!
INGREDIENTI
150 g di pasta di mandorle
100 g di zucchero
Sciogliete, in
La seconda ricetta si realizza con il latte di mandorle (da provare per la varietà dei possibili tipi di latte già pronti in commercio)!
INGREDIENTI
350 ml di acqua
500 ml di latte di mandorle
venerdì 9 luglio 2010
ETNA da vivere: passato, presente e…dintorni.
All’apparenza un’immensa montagna scura, spesso dalla punta bianca, l’Etna è un vulcano attivo e fortunatamente si può considerare un “gigante buono”; sì perché è un vulcano prevalentemente di tipo effusivo, cioè il chimismo del suo magma è basico, tale da non creare pericolose attività esplosive, ma periodiche degassazioni e conseguenti emissioni di polveri, ceneri, lapilli e bombe, e getti di scorie “a fontana”; da non dimenticare i frequenti tremori causati dal “gigante buono”.
L’emissione di lava dai suoi quattro crateri principali, Bocca Nuova, Voragine, Cratere di Nord-Est e Cratere di Sud-Est, viene tenuta costantemente sotto controllo e, quando necessario, la lava viene aiutata a incanalarsi nella cosiddetta “Valle del Bove”, un gigantesco vallone che si apre sul fianco orientale del vulcano.
Un pò di storia…
Certamente nei secoli le opere di distruzione dell’avanzata della lava sono state numerosissime e, per conoscere la nascita dell’Etna e capire cos’è
Queste diedero origine ai vari successivi edifici vulcanici, Calanna, Trifoglietto, Vavalaci e Belvedere, resti dei quali affiorano tutt’oggi nella Valle del Bove, caldera formatasi dallo sprofondamento dell’edificio esistente fino a quel momento; dopo il collasso, 30000 anni fa circa, un pò più ad ovest dei precedenti edifici, iniziarono a formarsi il Mongibello antico e infine il Mongibello recente, meglio conosciuto come Etna.
Oggi…
Vivere ai piedi e lungo i fianchi dell’Etna può essere preoccupante e a volte pericoloso, ma credo che chiunque si fermi a guardarlo rimanga sempre stupefatto dalla sua maestosità e dalla potenza e bellezza della Natura.
Chiaramente per poter apprezzare la meraviglia del vulcano più grande d’Europa consiglio a tutti di fare una bella escursione nel Parco dell’Etna (http://www.parcoetna.it/), dove vedrete come la lava nera, il “basalto”dell’Etna, si è fatta strada tra flora e fauna, miracolosamente rimaste incolumi alle colate laviche, e anche come la natura sia rinata dalla distruzione.
Inoltre, previa informazione sulle attività in corso (http://www.ct.ingv.it/), per i più coraggiosi consiglio un’affascinante passeggiata panoramica in compagnia di guide esperte ai Crateri centrali (quota
Durante la risalita vi accorgerete come la vegetazione scompaia, lasciando spazio a lava e ceneri, (qualcuno dirà che sembra di essere sulla Luna) e, se sarete fortunati di trovare un bel cielo limpido ad alte quote, ammirerete un panorama stupendo di Sicilia, Calabria e isole minori.
I resti e la storia di eruzioni di migliaia di anni si ritrovano in tutto il territorio catanese e la costa è ricca di testimonianze di lave di eruzioni totalmente differenti e distanti nei secoli, da quelle sottomarine a quelle intrusive. Proprio a chi non conoscesse la zona consiglio di andare ad ammirare le bellezze del comune di Aci Castello e, della sua frazione, Aci Trezza.
Aci Castello è conosciuto per il suo castello fortificato, fin dai tempi dei Romani, su una rupe costituita da diversi tipi di lava, da una più antica, la “lava a cuscini” o pillow-lava, riconoscibile per la sua forma rotondeggiante, originatasi in ambiente sottomarino e con una tipica struttura globulare, da brecce ialoclastitiche (materiale vulcanico vetroso frammentario) e da una colata superficiale più recente del
Succedutosi alle varie dominazioni, oggi il castello è sede di un piccolo Museo Civico con un'interessante raccolta di minerali e reperti archeologici ed ha un singolare belvedere da cui si può godere il panorama dei Faraglioni dei Ciclopi e dell’Isola Lachea.
Proprio di fronte l’antico borgo marinaro di Aci Trezza, dove lo scrittore Giovanni Verga ambientò il romanzo "I Malavoglia", affiorano queste isolette, miticamente interpretate come i massi lanciati da Polifemo contro la nave di Ulisse (Nessuno), che oggi fanno parte della Riserva Naturale Integrale “Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi” (http://www.cutganambiente.it/Lachea/index.htm).
In realtà queste isole sono resti di rocce sedimentarie argillose del Pleistocene medio, attraversate da masse magmatiche intrusive di età più recente delle argille.
I magmi intrusivi affiorano anche lungo il porto di Aci Trezza e hanno una caratteristica struttura prismatica-colonnare. Queste colonne, dette anche “a canne d’organo”, si sono originate dalla lenta contrazione di massa lavica durante il raffreddamento all’interno della crosta terrestre.
Visitare queste coste, bagnandosi nelle splendide acque del suo mare, è qualcosa di spettacolare, un viaggio dal mare alla montagna che resta nel cuore dei siciliani e di tutti i suoi turisti!!
giovedì 8 luglio 2010
SICILIANI SVEGLIA … Poche Città Siciliane sul Nuovo MONOPOLY !!!
domenica 16 maggio 2010
I MENNULE - LE MANDORLE
Oggi Nonna Pina e Nonna Enza vogliono suggerirvi una ricetta abbastanza semplice e veloce per preparare dei “Pasticcini alle mandorle”.
300 g. di pasta frolla surgelata
100 g. di granella di mandorle
100 g. di mandorle macinate in polvere
120 g. di zucchero
1 limone
1 arancia
2 cucchiai di lamelle di mandorle
Zucchero a velo
Burro e farina per lo stampo
PREPARAZIONE :
Fate scongelare la pasta frolla, quindi con essa rivestite delle formine imburrate ed infarinate. Punzecchiate la pasta e mettete gli stampini in frigo. Mescolate la granella di mandorle con le mandorle macinate, lo zucchero e la scorza grattugiata del limone. Aggiungere il succo d’arancia e mescolate. Riempite le tartelle con il ripieno preparato, cospargetele di mandorle a lamelle e cuocetele per 20 minuti nel forno già caldo a 190°, lasciate raffreddare quindi cospargete di zucchero a velo.
Buon appetito!!
domenica 24 gennaio 2010
La Cassata Siciliana di Nonna Pina & Enza
Preparate il pan di Spagna incorporando le uova montate allo zucchero, al lievito e alla farina. Mescolate bene, ammorbidendo il composto con il latte. Imburrate una teglia e adagiatevi sul fondo un foglio di carta oleata, versatevi la pasta e passate in forno caldissimo, fino a quando non la vedrete lievitare: a questo punto abbassate la temperatura e lasciate cuocere per 15 minuti circa. Togliete il pan di Spagna dal forno, fatelo raffreddare e poi tagliatelo a fette di circa
Mettete in un tegame lo zucchero, ½ bicchiere d’acqua e la vaniglia e lasciatelo su fuoco basso fino a quando il composto non avrà la consistenza di uno sciroppo. Eliminate quindi la vaniglia, fatelo intiepidire e incorporatevi la ricotta. Lavorate a lungo con un cucchiaio di legno sino a ottenere una crema liscia e senza grumi. Aggiungete i canditi, fatti a dadini, il cioccolato, a pezzetti, i pistacchi, che avete già spellato gettandoli nell’acqua bollente e asciugato accuratamente, e il maraschino. Versate la crema di ricotta nello stampo avendo cura che non rimangano vuoti d’aria all’interno del dolce e ricoprite il tutto con le fette di pan di Spagna. Mettete la cassata a raffreddare in frigorifero per almeno 2 ore, poi sformatela con delicatezza su un piatto da portata e ricopritela con la glassa di marmellata e acqua di fiori d’arancio, guarnendola a piacere con frutta candita. Lasciate in frigorifero ancora 2 ore prima di servire.