venerdì 12 agosto 2011

CUCINA SICILIANA: POVERA MA... DI GUSTO STRAORDINARIO


Nella cucina siciliana ci sono piatti che per la loro semplicità e per la scarsezza degli ingredienti sono stati definiti piatti "poveri" del popolo.

Gli ingredienti adoperati per realizzarli sono principalmente verdure e ortaggi di produzione locale, pesce, soprattutto quello azzurro - che lo splendido mare che circonda l'isola offre abbondantemente - e carne nelle sue parti meno nobili come le interiora, la testa, il collo, la coda o le zampe.

Questa "povertà" di ingredienti si miscela però sapientemente con la ricchezza di fantasia nel prepararli, frutto della fusione delle differenti civiltà che si sono succedute in Sicilia e che hanno lasciato anche nella cucina il segno tangibile del loro passaggio.

E' per questo che la "povertà" in Sicilia non e' mai squallida ma dignitosa, e la cucina "povera" in questa meravigliosa Isola ne è un esempio. Molto spesso era un solo piatto a costituire il menù del pranzo o della cena di una famiglia, quindi il piatto stesso diventava semplicemente "u cumpanaggiu" che accompagnava il pane. La caratteristica fondamentale della cucina siciliana sta nel fatto che uno stesso piatto può essere preparato in una versione più ricca e una più modesta. Si parte cioè da una base semplice, che poi viene arricchita di ingredienti e sapori complementari.
Alla cucina povera appartengono le "sfinci", frittelle di antichissima tradizione tipiche della Sicilia occidentale, preparate in occasione delle feste di fine anno. Si ottengono con farina, patate lesse schiacciate, lievito, sale e semi di finocchio. Ridotta in ciambelle, la pasta viene fritta con olio o, meglio, strutto e vanno servite calde, spolverizzate di zucchero.

Altro piatto povero sono le "sarde a beccafico"; il 'beccafico' è un piccolo uccello che d'estate, nel periodo di maturazione dei fichi, essendone ghiotto, ne mangia in abbondanza ingrossando a dismisura. La sarda a beccafico è un involtino creato con le sarde e con un riempimento che le fa apparire grosse appunto come i beccafichi. Queste si preparano togliendo alle sarde la testa, le interiora, la lisca lasciando la coda ed aprendole a libro. Per la forma assunta che assomiglia ad una lingua, vengono dette 'allinguate'.

Molte ricette della cucina siciliana cosiddetta povera, ruotano attorno al concetto di "involtino". L'involtino si realizza con un ingrediente di pregio e con un riempimento formato da componenti poveri. L'ingrediente di pregio è quello proteico e può essere sia carne che pesce. Va detto che quando è carne viene selezionata tra le parti meno pregiate e quando è pesce tra pesci poco costosi o da loro parti solitamente ritenute di scarto. Gli involtini di carne si realizzano partendo dal secondo taglio affettato molto sottilmente, in modo tale che la carne ci sia, ma senza costituire alla fine l'ingrediente prevalente del piatto.

Gli antipasti non fanno parte della tradizione; quelli esposti nei ristoranti altro non sono che il companatico o il secondo piatto - se non l'unico - della cucina povera: frittatine, pomodori secchi, olive condite, melanzane, verdure domestiche e selvatiche. Senza pane in Sicilia non si va a tavola, sarebbe inconcepibile. Ogni paese, ogni città vanta decine di qualità di pane, diverse per l'impasto, la forma, il tempo di lievitazione o di cottura e infiniti sono i nomi che si danno ai pani per distinguerli gli uni dagli altri. Il pane è alimento base, realizzato con lavorazioni antiche, ricoperto con semi di cumino e finocchio; particolarissimo è il "pane allo zafferano" morbido e saporito, di origine araba. "Pane e panelle" sono un cibo poverissimo quanto radicato nelle tradizioni di questa cucina: un panino o due fette di pane vengono farcite con la panella, una frittella salata realizzata con la farina di ceci. Altrettanto numerosi sono i bellissimi pani "votivi" o "festivi", vere e proprie opere d'arte, preparati appositamente per alcune feste patronali, con il preciso intento di simbologia protettiva. Il siciliano nutre per il pane un profondo rispetto: se cade per terra, lo raccoglie e lo bacia. Questa cucina prevede l'apporto - seppure modesto - della carne di maiale, che spesso viene lavorata per confezionare salsicce che servono anche per preparare un ragù con cui condire i maccheroni tradizionali per il carnevale detti "maccaruna ca sasizza".

La carne più in uso è però quella di agnello o di pecora che nelle campagne per le grandi occasioni viene cotta alla spiedo organizzato all'aperto con grandi fuochi dove si bruciano, oltre alla legna, anche rami di rosmarino ed erbe aromatiche che profumano l'arrosto. Tra le preparazioni risultano più numerose quelle che utilizzano le parti meno costose, come le interiora: sono nate così alcune specialità estremamente gustose, come il fegato nella rete, il cuore ripieno, la gelatina di maiale "zuzzo", la gamma di piatti a base di trippa e le animelle. La produzione di caci e ricotta in tutta l'Isola è antichissima: sono stati il classico companatico per colazioni, pranzi e cene di intere generazioni.

martedì 9 agosto 2011

Alberto Sordi è... Siciliano !!

Assolutamente da vedere è la bellissima interpretazione del grande Alberto Sordi nel film “Mafioso”, commedia italiana del 1962 del regista Alberto Lattuada, in cui interpreta un emigrato siciliano che vive a Milano e ritorna in Sicilia dopo anni per le ferie estive con la moglie e le figlie. Coinvolgente spaccato della vita dell’epoca in Italia, soprattutto dei siciliani, e della presenza della Mafia in Sicilia, in Italia e a New York, il film presenta le tradizioni e la cultura siciliana, evidenziando l’emozione nel ritornare nella propria “madre terra” di un siciliano emigrato, dal viaggio interminabile in treno all’arrivo in traghetto sull’isola, dall’accoglienza della famiglia ai pranzi tipici di festa, dal problema della disoccupazione a quello di essere “uomini d’onore”. E’ proprio per la riconoscenza al capomafia del paese che il protagonista, Nino Badalamenti, si trova ad essere prescelto come uomo d’onore ed intraprendere un viaggio “lungo ma corto” come ordinato dal padrino. Ed è proprio in questa parte del film che si sottolinea la presenza della Mafia, realtà inculcata attorno a cui ruota la vita dei siciliani, che entra in contrapposizione con l’onestà di un uomo che ama la vita e la sua terra ma che, quasi ingenuamente, non immagina che cosa significhi essere riconoscente al padrino del paese.

Il film in conclusione lascia lo spunto per una profonda riflessione sulla mentalità mafiosa e, a mio parere, su come possa essere annullata, perché anche se è passato mezzo secolo esiste ancora in altre forme. La mafia può essere cancellata per sempre, bisogna crederci, anche se sarà necessario molto tempo, non senza difficoltà, e con la volontà di tutti noi. Sono tanti i testimoni di questa lotta alla mafia, fra cui Giovanni Falcone di cui cito alcune frasi:

“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.”

“Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell'esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell'amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere.”




sabato 2 luglio 2011

Vacanze Siciliane 2011 - Le spiagge Siciliane premiate.

Per chi fosse ancora indeciso su dove andare per un viaggio estivo, ecco alcuni consigli per le vacanze al mare " Made in Sicily ".

Nel 2011 alle spiagge della Sicilia sono state assegnate 6 “Bandiera Blu”, il riconoscimento assegnato dalla FEE (Foundation for Environmental Education) ai comuni rispettosi di determinati criteri di qualità delle acque, dei servizi offerti e di gestione ambientale. Di seguito i nomi dei comuni vincitori :

· Fiumefreddo di Sicilia (CT) Marina di Cottone

· Ispica (RG) Santa Maria del Focallo

· Lipari (ME) Aquacalda, Marina di Canneto

· Menfi (AG)

· Pozzallo (RG)

· Ragusa (RG) Marina di Ragusa

Inoltre, secondo la classifica degli utenti viaggiatori del sito TripAdvisor, San Vito Lo Capo è risultata come la più bella e migliore spiaggia italiana nell’ambito dei Travellers’ Choice Beaches Awards 2011, classificandosi prima in Italia e ottava in Europa. Le spiagge più apprezzate dai turisti sono quella di Macari e le Spiagge della Riserva dello Zingaro.

La Riserva Naturale Orientata dello Zingaro è un tratto di costa situato in provincia di Trapani tra S. Vito Lo Capo e Scopello, costituito dall’alternarsi di muraglioni calcarei alti e frastagliati con piccole “calette” (spiaggette, in totale 7), istituita riserva nel 1981 grazie all’interessamento e a una serie di iniziative del mondo ambientalista e dell'Azienda Regionale Foreste Demaniali della Regione Siciliana per la tutela di un tratto di costa che era destinato alla realizzazione della litoranea Scopello-San Vito Lo Capo.

Di straordinaria bellezza e ricchezza naturalistica, la riserva, nonostante la natura selvatica e l’impervietà dei luoghi, è attraversata da “trazzere” e mulattiere, da cui si ha un panorama della costa e del mare eccezionale, e sono evidenti i segni della presenza dell’uomo nel tempo.

E’ una meravigliosa esperienza fare immersioni o snorkeling nei fondali antistanti le calette, per la presenza di alghe, spugne, molluschi, pesci dai colori vivaci chetestimoniano il grado di purezza delle acque. Sottolineo che, pur non essendo una riserva marina, è vietato introdurre fucili, canne da pesca e strumenti di cattura di qualsiasi genere, si va lì solo per ammirare la bellezza della natura incontaminata.

Il Consiglio di Vacci Lisciu : scegliete l’ingresso che preferite, da S.Vito Lo Capo o da Scopello, ma andate la mattina presto per poter godere di tutte le calette senza trovarsi a camminare nelle ore di punta del sole e del caldo e soprattutto con scarpe comode per camminare !!!


venerdì 17 giugno 2011

Dolci Sicilia: Bersaglieri al Cioccolato


BERSAGLIERI AL CIOCCOLATO


In Sicilia, anche questi biscotti fanno parte dei buonissimi dolci della tradizionale Festa dei Morti. Nella provincia catanese li chiamiamo Bersaglieri, ma in altri posti vengono chiamati Reginette o a volte anche Totò.

Gli ingredienti :
500 g di farina
400 g di fondente
200 g di lievito madre (quello utilizzato dai fornai)
200 g di cioccolato fondente
100 g di zucchero
80 g di strutto
1 pizzico di vanillina
1 pizzico di sale
25 g di burro per la placca


Versate la farina su una spianatoia, facendo una fontana, e versate acqua tiepida (10 cl circa) amalgamando il tutto con cura, insieme ad un pizzico di sale e allo strutto, e aggiungete il lievito madre e lo zucchero. Dopo aver impastato fino ad ottenere un composto morbido ed omogeneo, ricavatene dei bastoncini lunghi 10 cm circa. Imburrate una placca e disponetevi i bastoncini ben distanziati fra loro. Copriteli con un canovaccio e lasciateli lievitare, in luogo tiepido, fino a quando avranno raddoppiato il loro volume. Metteteli in forno già caldo a 200°C e fateli cuocere per 10 minuti. Sfornateli e abbassate la temperatura del forno a 150°C. Rimettete i biscotti in forno e fateli cuocere per 15-20 minuti. Intanto preparate la glassa sciogliendo a bagnomaria il cioccolato con il fondente e la vanillina (per la glassa al limone sciogliere zucchero in acqua e limone).
Intingete i biscotti nella glassa ricoprendoli completamente. Lasciateli asciugare e … 

Buon Appetito da tutto lo staff siciliano Vacci Lisciu!!! 

martedì 24 maggio 2011

STORIA DELLA CUCINA SICILIANA

Adagiata al centro del Mediterraneo, fra il Tirreno e lo Ionio, fin da epoche remote la Sicilia é stata un approdo naturale per navigatori e commercianti.

La sua posizione geografica ha favorito l'incontro di popoli e civilta': e' nata cosi' una gastronomia complessa ed articolata grazie al contributo di tutte le culture stabilitesi in Sicilia negli ultimi due millenni.

L'isola fu colonizzata da Fenici, Cartaginesi e Greci, i quali hanno lasciato un segno indelebile nella tradizione gastronomica siciliana: introdussero il pane con le sue molteplici ricette e la buona norma di sfornarlo piu' volte durante l'arco della giornata, cosi' da poter essere sempre consumato fresco. In Sicilia tuttora ne sono presenti numerose varieta', spesso arricchite con il sesamo detto "cimino" o "giuggiulena".

I popoli antichi ci insegnarono inoltre il trattamento delle olive, la salatura della ricotta (per poterla conservare piu' a lungo), l'allevamento delle api e molto probabilmente portarono in tavola la cultura del vino.

Nel III secolo a.C. la Sicilia divenne una delle principali province romane. Gastronomicamente i Romani fecero scuola per quanto riguarda la farcitura di pesci e verdure, la preparazione delle salsicce e la conservazione della neve dell'Etna per la preparazioni a base di frutta. I gelati e le granite sono cosi' entrati a far parte delle abitudini culinarie siciliane e vengono prodotti in centinaia di gusti differenti.

Tra il V e il VI secolo d.C. l'isola cadde sotto la dominazione dei Vandali e degli Ostrogoti i quali lasciarono soltanto una decadenza culturale ed economica.

Successivamente passo' sotto il dominio Bizantino, che ne mantenne il controllo per circa tre secoli. Pur non lasciando nessuna ricetta tradizionale degna di rilievo, i Bizantini tramandarono la pratica di arrostire allo spiedo la carne nonche' la stagionatura e la lavorazione dei formaggi per renderli piccanti e piu' saporiti; introdussero infine alcune spezie.

Una svolta gastronomica avvenne nel 965, quando gli Arabi, diventati veri e propri padroni dell'Isola, introdussero la canna da zucchero, il riso, gli agrumi, l'uso delle droghe.

La pasticceria diviene inimitabile, cosi' nacque la celebre "cassata" e la "cubbàita", un torrone di miele, semi di sesamo e mandorle. Si ebbe cosi' l'evento di una cucina arabo-sicula la cui influenza si estese a tutto il bacino occidentale del Mediterraneo.

Sono innumerevoli le ricette che arricchirono in quel tempo il patrimonio gastronomico insulare e si puo' affermare che la cucina siciliana, nell'anno Mille, primeggiava su tutte le altre cucine europee.

In Sicilia gia' allora esisteva la pasta e molte erano le ricette con i vermicelli, precursori degli spaghetti; era operativo anche un servizio di spedizioni di pasta seccata in vari territori musulmani e cristiani.

Tra i vari piatti, ancor oggi in uso, e' impossibile non citare il "cuscusu" elaborazione del cuscus arabo.

Sempre durante la dominazione araba si diffuse l'uso del sorbetto non molto dissimile da quello odierno, e di gran lunga piu' raffinato rispetto alle bevande ghiacciate consumate nel resto d'Europa.

Dopo appena un secolo di dominazione araba, nell'XI secolo, i Normanni costituirono il segno di Sicilia, Federico II, promulgatore delle arti e delle scienze, fu fautore di un periodo di grande splendore culturale, che ebbe il suo fulcro a Palermo.

La gastronomia mantenne le caratteristiche siculo-arabe, ma altre nuove pietanze fecero la loro comparsa; in particolare il pesce conservato o salato: le aringhe affumicate, il baccalà e lo stoccafisso ne sono un chiaro esempio. Tuttora la pratica vive in piatti tipici come lo "stoccafisso alla messinese".

Un capitolo a parte meritano i dolci, spesso a base di frutta, sia fresca che secca. Sovente legati a tradizione religiose, i dolci siciliani sono ricchissimi. Le monache di numerosi monasteri elaborarono svariate ricette. Molto utilizzata la ricotta, ma anche il cioccolato che a Modica viene lavorato artigianalmente e che a Palermo viene adoperato, in sette varieta' diverse nella famosa ed esclusiva torta "Setteveli".

Con gli Aragonesi, nel XIII secolo, la cucina siciliana si arrichi' ulteriormente, nacquero cosi' le preparazioni fritte. Si fa risalire a quest'epoca il "farsumagru", piatto a base di carne, opera dei “monsù”, cuochi provetti delle grandi famiglie nobili dell'Isola.

In questo stesso periodo giunsero in Sicilia, grazie ai commerci con il Medio Oriente le melanzane, che trovarono nella gastronomia siciliana ottima accoglienza: fritte, imbottite, trasformate in caponate, cotte alla griglia, sott'olio, abbinate a preparazioni a base di riso e pasta, sono ancora oggi le dominatrici della cucina insulare.

Gli Spagnoli importarono dall'America alcuni prodotti ancora non conosciuti in Europa: pomodori, peperoni, granturco, patate, fagioli, cacao e vaniglia.

Le successive vicende dell'Isola, dall'assegnazione ai Savoia all'insediamento dei Borboni fino all'annessione al Regno d'Italia non influirono sulla cucina locale, che aveva ormai una tradizione ben salda.

Non esistono sostanziali differenze nelle ricette tra una zona e l'altra dell'Isola, salvo alcune specialita' locali.

La cucina si basa su cinque alimenti fondamentali: la pasta, il pesce, i formaggi, le verdure e i dolci. La carne bovina occupa un posto secondario (utilizzata di rado e per lo piu' in forma di frattaglie), in quanto proveniente da animali impiegati nei lavori agricoli e quindi con le carni dure e stoppose. Questo problema si risolse macinandola o tagliandola a fettine sottili, usanza dalla quale nasce una numerosa varietà di polpette e involtini farciti. Maggior rilievo ha la carne suina; ricca e molto varia la produzione di salsicce fresche e insaccate stagionate da affettare. Nell'Isola gli ovini sono sempre stati allevati e i piatti a base di agnello e capretto in umido o arrosto fanno parte della tradizione culinaria. Con il latte di capra e pecora si preparano svariati formaggi e ricotte freschissime. Immancabili nel pasto dei siciliani sono la pasta o un piatto di legumi (fave fresche o secche, lenticchie, farro, ceci). La pasta, regina delle tavole, viene condita nei modi piu' fantasiosi. Un tempo era uso comune prepararla fresca in casa. Farina di grano duro, acqua, sale e una lunga ed energica lavorazione: da questo impasto venivano ricavati formati diversi, ma i piu' famosi restano i maccheroni, il bucato o "busiato" e il bucatino, lo spaghetto e le lasagne.

Nei piatti si usa esclusivamente l'olio extravergine d'oliva, sia per cucinare che per condire. Il burro e' poco utilizzato e la sugna viene adoperata solo per ammorbidire l'impasto di alcuni dolci.

Il sale e' marino ed i piatti sono impreziositi dalle erbe aromatiche che crescono in abbondanza: basilico, prezzemolo, menta, alloro, rosmarino, cipolle e finocchietto selvatico, insieme a gelsomino, pinoli, uva passa, pangrattato tostato ("muddìca"), scorza d'arancia, succo di limone ecc. Caratteristico di tante preparazioni e' l'agrodolce. Molto utilizzate sono anche mandorle, nocciole e pistacchi, sia nella preparazioni di dolci e di bevande che per condire pasta e riso.

venerdì 1 aprile 2011

PERSONAGGI SICILIANI: CARMEN CONSOLI


Carla Carmela Consoli conosciuta come Carmen Consoli nasce a Catania il 4 settembre 1974 e vive a San Giovanni la Punta dove cresce circondata dagli animali e dalla musica. Molto legata alla sua terra dice di essere “Marchiata a fuoco da Catania”. E’ il padre Giuseppe che le trasmette l’amore per la musica blues e la musica nera.

La sua carriera di musicista parte dalla città etnea dove l’artista si esibisce in vari locali con la band Moon Dog’s Party. L’incontro con il produttore Francesco Virlinzi e il conterraneo Mario Venuti la fanno sbarcare sul palco del festival di Sanremo 1996 con la canzone Amore di plastica. Nell’edizione di Sanremo del 1997 si presenta con il singolo Confusa e felice con cui raggiunge il grande successo. Ma l’accesso al grande pubblico giunge nel 2000 quando ritorna a Sanremo presentando la canzone In bianco e nero. Dallo stesso album, ”Stato di necessità”, raggiunge un grandissimo successo il brano L’ultimo bacio, titolo dell’omonimo film di Gabriele Muccino, per cui riceve il Nastro d’Argento come miglior canzone da film.

Carmen così riceve due Italian Music Awards, come miglior artista donna e miglior singolo per Parole di burro e anche due Premi Italiani della Musica nelle stesse categorie.

Nel marzo 2004 è la prima artista italiana a partecipare all’importante “South By South West Festival” ad Austin Texas e qualche mese dopo è fra i protagonisti di “We Are The Future”, l’evento umanitario prodotto da Quincy Jones tenutosi a Roma.

Tante le collaborazioni con artisti italiani, da Tiziano Ferro a Max Gazzè, da Franco Battiato a Paola Turci, e anche con artisti internazionali.

Nel 2006, dopo l’uscita dell’album “Eva contro Eva”, in cui ogni canzone è una piccola novella che riporta a Verga e al neorealismo di una provincia del Sud piena di contraddizioni, ma anche di grandi slanci e immense passioni, Carmen si dedica interamente ai suoi tour in Italia, Europa e Nord America.

Nel 2007 porta in scena il concerto “In teatro” , con la collaborazione di Emma Dante, che tratta storie di paese mormorate nelle piazze e tra le mura domestiche, personaggi e musica di una Sicilia immobile nel tempo.

Nel 2008 conduce il tour nazionale "L'anello mancante", in cui si presenta sola davanti al pubblico con la sua chitarra, l'anello mancante è la sua band.
In questo periodo scrive la sua prima colonna sonora originale per il film “L’uomo che ama” di Maria Sole Tognazzi.

Nel 2009 si è impegnata a sostenere la popolazione abruzzese colpita dal terremoto, partecipando al brano Domani 21-04-09 e al concerto benefico “Amiche per l’Abruzzo” tenuto a San Siro.

Vederla e sentirla negli ultimi due anni, anche al Festival di Sanremo, è sempre un piacere, perché è un’artista siciliana “vera”, cantautrice d’eccezione che crede veramente nel suo lavoro, dimostra sempre l’amore per la sua terra e soprattutto ... non ha paura di dire quello che pensa!!

Il suo ultimo album, per festeggiare i suoi 14 anni di carriera, è "Per niente stanca", da cui l'originale brano di critica e denuncia, AAA Cercasi, in nomination al Premio Amnesty Italia.

Ecco il video:


martedì 8 marzo 2011

In Sicilia e nei paesi mediterranei: il Cuscus.


Il Cuscus o Couscous è il piatto per antonomasia della cucina nordafricana e in Sicilia è tipico principalmente della provincia trapanese.

Le radici del couscous sono tra le dune del Nord Africa, del Maghreb, dove da sempre vivono i Berberi, gli uomini liberi, popolazione indigena dell'Africa settentrionale, con alle spalle una storia millenaria. Quando arrivò la dominazione degli arabi, che fecero proprie le tradizioni del Maghreb, questa pietanza fu diffusa anche in Paesi lontani dalla cultura islamica, divenendo retaggio di una dominazione avvenuta secoli or sono.

E' il caso della Sicilia dove oggi si consuma il tradizionale piatto, che è stato contaminato dall'impatto con il gusto locale.

Infatti nel trapanese il tradizionale ingrediente della carne (i Berberi, come tutti i popoli nomadi erano pastori) è stato sostituito con il pesce.

La parte più difficile della preparazione di questa gustosissima pietanza sta proprio nello sgranare la semola (che deve essere di grano duro) nel modo giusto, ma per fortuna oggi si può ricorrere ai molti cuscus già pronti che si possono trovare in commercio.

INGREDIENTI Cuscus alla trapanese Ricetta per 6 persone

1 Kg di semola di grano duro (o cuscus già pronto)

1,5 Kg di pesce da zuppa (cozze, gamberi, scorfani, boghe)

5 pomodori maturi

1 cipolla

4 spicchi di aglio

1 gambo di sedano

1 mazzetto di basilico

1 ciuffetto di prezzemolo

Noce moscata

Chiodi di garofano

Olio extravergine di oliva

In un tegame, meglio se di coccio, fate un soffritto con la cipolla tagliata finemente, l’aglio, il sedano, il basilico e il prezzemolo tritati.

Unite i pomodori, pelati, privati dei semi e tagliati a pezzetti, e il pesce, accuratamente lavato e pulito. Salate e pepate, insaporite leggermente con noce moscata e chiodi di garofano e, dopo circa 10 minuti, aggiungete 3 litri di acqua bollente. Fate prendere il bollore e proseguite la cottura per circa 30 minuti.

A questo punto, prelevate 1/3 abbondante del brodo e versatelo nella parte inferiore della “cuscusiera” (speciale tegame di coccio con i buchi, sostituibile con un colapasta dello stesso diametro della pentola su cui andrà montato), allungandolo con un litro di acqua calda e stando attenti a che il liquido non tocchi la base dello scolapasta. Disponete un canovaccio con dentro i grani di semola nella parte superiore, quella forata, e saldatela a quella inferiore con pasta di pane, in modo che il vapore non fuoriesca. Fate cuocere per circa 3 ore.

A questo punto sistemate il cuscus in un ampio tegame di terracotta, la “mafaradda”, e aggiungete il pesce con il brodo rimasto. Prima di servire, fate riposare per circa 20 minuti a tegame scoperto in modo che tutto il liquido venga assorbito.

Buon appetito!!

domenica 20 febbraio 2011

Personaggi Siciliani : Un Cantautore d'eccezione, Franco Battiato.

La sua recente partecipazione al 61° Festival di Sanremo lo ha portato nuovamente sotto i riflettori, anche se in realtà non si sono mai spenti. Il suo stile è semplicemente quello di non mettersi in mostra se non per esprimere i suoi pensieri e stati d’animo al momento giusto.

Conosciamo un pò meglio la sua vita, perchè bisogna essere fieri di un uomo siciliano così speciale, che ci dona melodie ricercate, composizioni articolate, testi profondi, insomma canzoni meravigliose tutte da ascoltare e apprezzare. Franco Battiato non è soltanto un grande cantautore siciliano ma anche scrittore, compositore, attore, regista e pittore.

L’artista nacque in Sicilia a Jonia, vicino Catania, il 23 marzo del 1945.

Terminate le scuole superiori si trasferì prima a Roma e poi si stabilì a Milano.

Il suo primo singolo, L’amore è partito, venne presentato al Festival di Sanremo 1965 da Beppe Cardile e Anita Harris e la sua prima apparizione televisiva avvenne nel 1967 con il brano La torre, invitato da Giorgio Gaber nel suo programma, Diamoci del tu.

In quello stesso anno fece la sua prima esperienza teatrale, recitando un piccolo ruolo in Molto rumore per nulla di W. Shakespeare.

Dopo aver partecipato nel 1969 al "Disco per l'estate" con il brano Bella ragazza, egli scelse di lasciare momentaneamente il mondo discografico.

Nel 1971 iniziò a dedicarsi alla musica elettronica e sperimentale, dando vita ai brani "Fetus" (1972), "Pollution" (1973), "Sulle corde di Aries" (1973), "Clic" (1974) e "M.elle Le Gladiator" (1975).

Nel 1976 si dedicò all’avanguardia colta con brani molto apprezzati dalla critica e nel 1979 scrisse brani dagli echi orientali, proprio a seguito di un suo percorso spirituale e dei suoi studi sulle dottrine orientali. Sempre nel 1979 nacque il primo album pop dell’artista, L’era del cinghiale bianco, e negli anni a seguire Patriots, La voce del padrone e L’arca di Noè lo proiettarono verso un successo da rockstar, con vendite da capogiro.

Nel 1984, cantando all’Eurofestival con Alice, si classificò al quinto posto con il brano I treni di Tozeur; dopo la pubblicazione del disco Fisiognomica, nel 1989 venne invitato da papa Giovanni Paolo II, divenendo così il primo cantante di musica leggera ad esibirsi in Vaticano.

Battiato si dedicò anche ai suoi miti celesti e all’approfondimento interiore e iniziò a fare l’editore di libri esoterici, con la sua piccola casa editrice, L’Ottava.

Negli anni ’90 Franco si dedicò alla pittura, facendo uno studio approfondito e un’analisi di se stesso, fino ad arrivare alla realizzazione di mostre delle sue tele ad olio in Italia e nel mondo con lo pseudonimo di Süphan Barzani, uno dei tanti utilizzati dall’artista sin dall’inizio della carriera.

Nel 1994 iniziò un’intensa collaborazione e un proficuo scambio culturale col filosofo Manlio Sgalambro. I due congegnarono insieme un primo album di canzoni, L’ombrello e la macchina da cucire.

A restituire la sua popolarità fu l’album L’imboscata (1996), e dopo Gommalacca (1998).

L’artista siciliano recuperò la forma classica nel successivo album di cover e con due brani inediti, intitolato Fleurs (1999), seguito da Fleurs3 nel 2002, chiusura di un trittico di cui manca volutamente la seconda puntata.

Nell’ultimo decennio ha anche lavorato come regista, partecipando alla Mostra del cinema di Venezia con Musikanten, incentrato sugli ultimi anni di vita di Ludwig van Beethoven; inoltre tante sono state le collaborazioni con cantanti italiani, da Francesco Renga a Fiorella Mannoia, da Bluvertigo a Claudio Baglioni, fino all’ultima con il cantautore Luca Madonia che li ha portati a partecipare al 61°Festival di Sanremo (2011) con il brano L’alieno, classificatosi tra le prime sei posizioni.

mercoledì 5 gennaio 2011

Arancine Siciliane

Ed eccovi una pietanza tipica della Cucina Siciliana le " Arancine "
Ingredienti per 4 persone :

400 g di riso
200 g di polpa di vitello tritata
1/2 carota
1/2 cipolla
1 cuore di sedano con le foglie
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
1 ciuffo di prezzemolo
100 g di caciocavallo fresco
100 g di piselli sgranati
4 uova
1 bustina di zafferano
parmigiano grattuggiato
pangrattato
farina
vino bianco secco
burro
olio extravergine d'oliva
sale
pepe


Rosolate il tritato, in un tegame, con 2 cucchiai d'olio extravergine d'olive, burro e un soffritto di sedano, carota e cipolla. Bagnate con il vino e lasciate evaporare. Aggiungete, quindi i piselli e fate brevemente insaporire; poi, unite il concentrato, sciolto in una tazza d'acqua calda, il prezzemolo tritato, una presa di sale e una spolverata di pepe e cuocete per trenta minuti, mescolando di tanto in tanto.
Lessate il riso in acqua salata; sgocciolatelo e versatelo in una terrina. Amalgamatevi lo zafferano, stemperato in poca acqua, in uovo sbattuto e una manciata di parmigiano e aspettate che il composto si intiepidisca. Prelevate un cucchiaio di riso e schiacciatelo sul palmo di una mano, in modo da creare un incavo. Riempitelo con un cucchiaio scarso di ragu' e qualche dadino di caciocavallo e coprite tutto con un altro cucchiaio di riso. Modellate l'arancina e passatela nella farina, nelle uova sbattute con poco sale e infine nel pangrattato.
Friggete le arancine in olio caldo fino a doratura. Sgocciolatele; Ponetele su carta da cucina a perdere l'unto in eccesso e servite.