venerdì 1 novembre 2013

PERSONAGGI SICILIANI: ARTURO LICATA, L'UOMO PIU' LONGEVO AL MONDO.

Ecco un nuovo primato tutto siciliano: l’uomo più longevo al mondo, Arturo Licata!!
Arturo, nato il 2 maggio 1902 a Enna, ha 111 anni e dal 13 settembre 2013, con la morte di Salustiano Sanchez, è diventato la persona di sesso maschile vivente più anziana al mondo. Già dal 30 marzo 2012, con la morte di un altro siciliano, Giuseppe Mirabella, era l’uomo più longevo d’Italia.
Conosciamo qualcosa sulla sua lunga e complessa vita: Arturo all’età di soli nove anni cominciò a lavorare nelle miniere di zolfo e vi restò per vent’anni; poi lavorò come guardia giurata e successivamente come conduttore meccanico. Prese parte alla guerra d’Etiopia, prestando servizio per due anni ad Addis Abeba e in seguito lavorò come infermiere nel dispensario antitubercolare di Enna. Nel dicembre del 1929 sposò Rosa Iannello, da cui ebbe sette figli: Paolo, Salvatore, Rosario, Concettina, Giuseppina, Gaetano e Lucia; inoltre ha avuto 8 nipoti e 4 bisnipoti.
Tante sono le domande e le curiosità che vengono alla mente dopo una notizia del genere. Sicuramente il DNA di un uomo longevo sarà speciale, ma a mio parere, non è un caso che esistano e siano esistiti tanti centenari siciliani. Probabilmente vivere in Sicilia, la sua aria, il suo sole, la sua natura sono componenti fondamentali, ma sicuramente favorisce ancor di più il tipo di alimentazione, la cucina mediterranea e in particolare quella siciliana. Vacci Lisciu ama la cucina siciliana e continuerà ancora a pubblicizzare per tutti i siciliani, e non solo, sparsi per il mondo le sue migliori ricette …  grazie all’aiuto di nonna Pina e nonna Enza, a cui auguriamo di diventare le nuove future donne centenarie siciliane!! Intanto auguriamo al signor Arturo tanta salute e di potersi godere ancora a lungo i suoi cari e la nostra amata Sicilia!!

giovedì 3 ottobre 2013

Dolci Tipici Siciliani: i Bersaglieri e la Frutta Martorana

Amici di Vacci Lisciu, anche oggi vi forniamo le ricette di dolci tipici siciliani che si mangiano, soprattutto, in questo periodo dell’anno, per la festa di Tutti i Santi e per la Commemorazione dei Morti.
Seguite i nostri consigli per un'ottima preparazione dei dolci tipici siciliani. Vi auguriamo buon divertimento!

Oggi vi aiuteremo nella preparazione della Frutta Martorana e dei Bersaglieri, dolci tipici siciliani, che sono famosi  in tutta Italia e anche all'estero.

I DOLCI TIPICI SICILIANI: LA FRUTTA MARTORANA

La Frutta di Martorana deve il suo nome alla Chiesa della Martorana di Palermo nei pressi del convento omonimo, dove le suore ebbero l’idea di creare con il marzapane dei dolcetti con i colori e la forma dei più diversi frutti.
Secondo una nota tradizione, la frutta di Martorana (dolce tipico siciliano) sarebbe nata perché le suore, per abbellire il convento per la visita del papa dell'epoca, vollero sostituire i frutti raccolti dal loro giardino creandone di nuovi con mandorla e zucchero.

Ecco gli ingredienti del Marzapane (detto “a caldo”) :
250 g di mandorle sgusciate
500 g di zucchero
Finitura: coloranti per dolci e gomma arabica


Preparate innanzitutto il marzapane, di cui vi diamo una versione casalinga.
Tuffate le mandorle in acqua bollente per togliere la sottile pelle che le ricopre, nel caso aveste le mandorle da sgusciare e non pelate; poi passatele subito in forno caldo in modo che si asciughino bene, ma attenti a non bruciarle. Pestatele in un mortaio, aggiungendo ½ bicchiere d’acqua, così da ottenere una pasta omogenea. Mettete lo zucchero in un pentolino a fuoco basso con qualche cucchiaio d’acqua e fatelo sciogliere, mescolando con un cucchiaio di legno.
Unite la farina di mandorle allo sciroppo di zucchero, girate un attimo e versate su un piano (possibilmente di marmo bagnato), aspettate che si raffreddi un po’ (per evitare ustioni) e incominciate ad impastare e lavorate a lungo in modo da amalgamare bene gli ingredienti e ottenere una pasta fine e omogenea.
Potete ora dare alla pasta le forme che la vostra fantasia vi suggerisce. Disponete i dolcetti su un piano infarinato e lasciateli asciugare un paio di giorni.
Colorateli quindi con i coloranti per dolci, lasciateli asciugare e infine lucidateli con la gomma arabica.

I DOLCI SICILIANI: BERSAGLIERI AL CIOCCOLATO


Anche questi biscotti fanno parte dei buonissimi dolci siciliani della tradizionale Festa dei Morti. Nella provincia catanese li chiamiamo Bersaglieri, ma in altri posti vengono chiamati Reginette o a volte anche Totò.

Gli ingredienti :
500 g di farina
400 g di fondente
200 g di lievito madre (quello utilizzato dai fornai)
200 g di cioccolato fondente
100 g di zucchero
80 g di strutto
1 pizzico di vanillina
1 pizzico di sale
25 g di burro per la placca


Versate la farina su una spianatoia, facendo una fontana, e versate acqua tiepida (10 cl circa) amalgamando il tutto con cura, insieme ad un pizzico di sale e allo strutto, e aggiungete il lievito madre e lo zucchero. Dopo aver impastato fino ad ottenere un composto morbido ed omogeneo, ricavatene dei bastoncini lunghi 10 cm circa. Imburrate una placca e disponetevi i bastoncini ben distanziati fra loro. Copriteli con un canovaccio e lasciateli lievitare, in luogo tiepido, fino a quando avranno raddoppiato il loro volume. Metteteli in forno già caldo a 200°C e fateli cuocere per 10 minuti. Sfornateli e abbassate la temperatura del forno a 150°C. Rimettete i biscotti in forno e fateli cuocere per 15-20 minuti. Intanto preparate la glassa sciogliendo a bagnomaria il cioccolato con il fondente e la vanillina (per la glassa al limone sciogliere zucchero in acqua e limone).
Intingete i biscotti nella glassa ricoprendoli completamente. 
Lasciateli asciugare e … buon appetito e buona giornata!! 

lunedì 24 giugno 2013

Vacanze in Sicilia … tra i luoghi del Commissario Montalbano !!



Un viaggio in Sicilia potrebbe essere l’occasione per andare alla scoperta di luoghi meravigliosi, famosi per l’ambientazione della serie televisiva “Il commissario Montalbano”  tra le province di Ragusa e Siracusa, tra mare e Barocco, tra natura e archeologia, tra cucina e tradizioni.
Per chi nella serie si è innamorato del mare di Marinella, su cui affaccia la villetta del Commissario, deve sapere che quella è la costa di Punta Secca, piccolo borgo, frazione di Santa Croce Camerina in provincia di Ragusa, chiamata così per la presenza di una formazione di scogli di fronte la spiaggia di levante che forma una secca, per questo detta “a sicca”. Il borgo si trova tra importanti zone balneari, tra Marina di Ragusa e Scoglitti, in particolare tra Caucana e Punta Braccetto, ed è ben riconoscibile per il suo bel Faro, alto 35 m e risalente al 1853, a cui è annesso un fabbricato della Marina Militare. Molto popolato d’estate, il borgo ha un bel lungomare e delle piccole piazze sempre vive e ridenti.
Il palazzo del commissariato di Vigata nel film è in realtà il municipio di Scicli. Scicli, città barocca-presepe, riconosciuta Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO nel 2002, è incastonata all'incrocio di tre valloni, con case da ogni parte fin sopra i dirupi dei rilievi calcarei e una grande piazza in basso, si trova a pochi chilometri dal mare e conserva uno splendido centro storico, frutto della ricostruzione settecentesca in seguito al terremoto del 1693 che rase al suolo l'intera città.
A Scicli s’incontrano splendidi palazzi nobiliari, come Palazzo di Città (sede del municipio) al quale è annessa la Chiesa di San Giovanni Evangelista tardo-barocca in pietra dorata locale. Ma per ammirare quello che viene definito il palazzo barocco più bello di Sicilia si deve raggiungere Palazzo Beneventano con  i suoi caratteristici mascheroni che rappresentano alcune teste di moro.
Per gli amanti della natura è da vedere la cava di San Bartolomeo (canyon naturale dovuto all'azione del torrente San Bartolomeo sulla roccia calcarea) che racchiude  la stupenda chiesa omonima e da dove si arriva al complesso di grotte di origine bizantina di Chiafura.
Inoltre incuriosisce la visita alle architetture militari del Castellaccio (“Castiddazzu”, torrione di uno scomparso mastio probabilmente risalente al XV secolo) e del Castello dei Tre Cantoni.
Scicli è anche mare, con diciotto km di spiaggia finissima e dorata che degrada in un mare cristallino e ben quattro borgate marinare.
Tra queste la più antica e grande è Donnalucata, il cui nome deriva dall'arabo "Ayn-Al-Awqat", che significa fonte delle ore, perchè lì si trovava una sorgente di acqua dolce che sgorgava sulla spiaggia, grazie al gioco delle maree, cinque volte, proprio come le preghiere musulmane; nel suo porto sono state girate scene del film.
Altro splendido piccolo borgo marinaro in cui sono stati girati episodi della serie è Sampieri, situato lungo uno sperone di roccia calcarea, da cui parte una splendida spiaggia a mezzaluna che culmina a Punta Pisciotto con la Fornace Penna, fabbrica di laterizi costruita nel 1912 e in disuso dal 1924 quando fu incendiata. Spettacolare esempio di archeologia industriale fra i più importanti in Italia è una vera e propria "cattedrale del mare". 

Tra i luoghi visitati da Montalbano vi è anche il famoso Castello di Donnafugata, a 15 km circa da Ragusa, una sontuosa dimora nobiliare di fine Ottocento, di 2500 metri quadrati con un'ampia facciata in stile neogotico, coronata da due torri laterali. Il castello, diviso su tre piani, conta oltre 120 stanze di cui una ventina sono oggi visitabili e contengono ancora gli arredi ed i mobili originali dell'epoca per cui sembra quasi di fare un salto nel passato. Splendido il parco di 8 ettari intorno al castello con migliaia di specie vegetali e varie "distrazioni" che dovevano allietare e divertire gli ospiti, come il tempietto circolare, la Coffee House (per dare ristoro), alcune "grotte" artificiali dotate di finte stalattiti (sotto il tempietto) e il particolare labirinto in pietra costruito nella tipica muratura a secco del ragusano all’interno del quale è ancora possibile perdersi !!
Tanti sono i luoghi calpestati dal set de “Il Commissario Montalbano”, come il lungomare di Marina di Ragusa e altre città nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO come la splendida Ragusa Ibla e Modica, famosa oltre che per i meravigliosi monumenti del barocco siciliano anche per i suoi celebri laboratori di cioccolato artigianale che producono delizie tutte da assaggiare!!
Insomma, la Sicilia è sempre una scoperta …. e vi aspetta !!

lunedì 10 giugno 2013

Preparazione Granita alle Mandorle Siciliana



Anche quest'anno è arrivata l'estate e per questo caldo 2013 ci apprestiamo a rinfrescarci e a preparare qualcosa di tipico siciliano.
Dunque perchè non preparare la Granita alle Mandorle siciliana?


Per tutti quelli che sono lontani dalla Sicilia e per tutti coloro che hanno voglia di gustare qualcosa di tipico siciliano, ecco la ricetta per la preparazione della Granita di Mandorle.



La prima ricetta si realizza con un panetto di pasta di mandorle!
INGREDIENTI
700 g di acqua
150 g di pasta di mandorle
100 g di zucchero



PREPARAZIONE
Sciogliete, in 700 g di acqua calda, 150 g di pasta di mandorle; poi aggiungete 100 g di zucchero al composto, mescolate e versate in un contenitore. Una volta raffreddato, mettete il tutto in freezer, avendo cura di mescolare ogni tanto affinché il composto si solidifichi lentamente e in modo omogeneo.
La seconda ricetta si realizza con il latte di mandorle (da provare per la varietà dei possibili tipi di latte già pronti in commercio)!
INGREDIENTI
350 ml di acqua
500 ml di latte di mandorle
200 g di zucchero in polvere
PREPARAZIONE
Fate sciogliere, a fuoco basso, lo zucchero nell’acqua e fate sobbollire per pochi minuti. Togliete dal fuoco e fate raffreddare.

Quando lo sciroppo è ben freddo unitelo al latte di mandorle, mescolate e poi versate in un recipiente. Mettete il tutto in freezer, avendo cura di mescolare ogni tanto affinché il composto si solidifichi lentamente e in modo omogeneo.

La granita siciliana è famosissima in tutto il mondo insieme alla cucina tipica siciliana, quindi non vi resta che preparala, assaggiarla e soprattutto gustarvela. 

domenica 9 giugno 2013

Cucina Siciliana: La Storia

Oggi vi riproponiamo nuovamente qualche cenno sulla storia della cucina siciliana. 

Adagiata al centro del Mediterraneo, fra il Tirreno e lo Ionio, fin da epoche remote la Sicilia é stata un approdo naturale per navigatori e commercianti.
La sua posizione geografica ha favorito l'incontro di popoli e civiltà: è nata così una gastronomia complessa ed articolata grazie al contributo di tutte le culture stabilitesi in Sicilia negli ultimi due millenni.
L'isola fu colonizzata da Fenici, Cartaginesi e Greci, i quali hanno lasciato un segno indelebile nella tradizione gastronomica siciliana: introdussero il pane con le sue molteplici ricette e la buona norma di sfornarlo piu' volte durante l'arco della giornata, cosi' da poter essere sempre consumato fresco. In Sicilia tuttora ne sono presenti numerose varieta', spesso arricchite con il sesamo detto "cimino" o "giuggiulena".

I popoli antichi ci insegnarono inoltre il trattamento delle olive, la salatura della ricotta (per poterla conservare più a lungo), l'allevamento delle api e molto probabilmente portarono in tavola la cultura del vino.
Nel III secolo a.C. la Sicilia divenne una delle principali province romane. 

Gastronomicamente i Romani fecero scuola per quanto riguarda la farcitura di pesci e verdure, la preparazione delle salsicce e la conservazione della neve dell'Etna per la preparazioni a base di frutta. I gelati e le granite sono cosi' entrati a far parte delle abitudini culinarie siciliane e vengono prodotti in centinaia di gusti differenti.

Tra il V e il VI secolo d.C. l'isola cadde sotto la dominazione dei Vandali e degli Ostrogoti i quali lasciarono soltanto una decadenza culturale ed economica.
Successivamente passo' sotto il dominio Bizantino, che ne mantenne il controllo per circa tre secoli. Pur non lasciando nessuna ricetta tradizionale degna di rilievo, i Bizantini tramandarono la pratica di arrostire allo spiedo la carne nonchè la stagionatura e la lavorazione dei formaggi per renderli piccanti e più saporiti; introdussero infine alcune spezie.

Una svolta gastronomica avvenne nel 965, quando gli Arabi, diventati veri e propri padroni dell'Isola, introdussero la canna da zucchero, il riso, gli agrumi, l'uso delle droghe.

La pasticceria diviene inimitabile, cosi' nacque la celebre "cassata" e la "cubbàita", un torrone di miele, semi di sesamo e mandorle. Si ebbe cosi' l'evento di una cucina arabo-sicula la cui influenza si estese a tutto il bacino occidentale del Mediterraneo.
Sono innumerevoli le ricette che arricchirono in quel tempo il patrimonio gastronomico insulare e si puo' affermare che la cucina siciliana, nell'anno Mille, primeggiava su tutte le altre cucine europee.
In Sicilia gia' allora esisteva la pasta e molte erano le ricette con i vermicelli, precursori degli spaghetti; era operativo anche un servizio di spedizioni di pasta seccata in vari territori musulmani e cristiani.
Tra i vari piatti, ancor oggi in uso, e' impossibile non citare il "cuscusu" elaborazione del cuscus arabo.
Sempre durante la dominazione araba si diffuse l'uso del sorbetto non molto dissimile da quello odierno, e di gran lunga piu' raffinato rispetto alle bevande ghiacciate consumate nel resto d'Europa.

Dopo appena un secolo di dominazione araba, nell'XI secolo, i Normanni costituirono il segno di Sicilia, Federico II, promulgatore delle arti e delle scienze, fu fautore di un periodo di grande splendore culturale, che ebbe il suo fulcro a Palermo.
La gastronomia mantenne le caratteristiche siculo-arabe, ma altre nuove pietanze fecero la loro comparsa; in particolare il pesce conservato o salato: le aringhe affumicate, il baccalà e lo stoccafisso ne sono un chiaro esempio. Tuttora la pratica vive in piatti tipici come lo "stoccafisso alla messinese".
Un capitolo a parte meritano i dolci, spesso a base di frutta, sia fresca che secca. Sovente legati a tradizione religiose, i dolci siciliani sono ricchissimi. Le monache di numerosi monasteri elaborarono svariate ricette. Molto utilizzata la ricotta, ma anche il cioccolato che a Modica viene lavorato artigianalmente e che a Palermo viene adoperato, in sette varieta' diverse nella famosa ed esclusiva torta "Setteveli".

Con gli Aragonesi, nel XIII secolo, la cucina siciliana si arrichi' ulteriormente, nacquero cosi' le preparazioni fritte. Si fa risalire a quest'epoca il "farsumagru", piatto a base di carne, opera dei “monsù”, cuochi provetti delle grandi famiglie nobili dell'Isola.
In questo stesso periodo giunsero in Sicilia, grazie ai commerci con il Medio Oriente le melanzane, che trovarono nella gastronomia siciliana ottima accoglienza: fritte, imbottite, trasformate in caponate, cotte alla griglia, sott'olio, abbinate a preparazioni a base di riso e pasta, sono ancora oggi le dominatrici della cucina insulare.
Gli Spagnoli importarono dall'America alcuni prodotti ancora non conosciuti in Europa: pomodori, peperoni, granturco, patate, fagioli, cacao e vaniglia.
Le successive vicende dell'Isola, dall'assegnazione ai Savoia all'insediamento dei Borboni fino all'annessione al Regno d'Italia non influirono sulla cucina locale, che aveva ormai una tradizione ben salda.
Non esistono sostanziali differenze nelle ricette tra una zona e l'altra dell'Isola, salvo alcune specialità locali.
La cucina si basa su cinque alimenti fondamentali: la pasta, il pesce, i formaggi, le verdure e i dolci. La carne bovina occupa un posto secondario (utilizzata di rado e per lo piu' in forma di frattaglie), in quanto proveniente da animali impiegati nei lavori agricoli e quindi con le carni dure e stoppose. Questo problema si risolse macinandola o tagliandola a fettine sottili, usanza dalla quale nasce una numerosa varietà di polpette e involtini farciti. Maggior rilievo ha la carne suina; ricca e molto varia la produzione di salsicce fresche e insaccate stagionate da affettare. Nell'Isola gli ovini sono sempre stati allevati e i piatti a base di agnello e capretto in umido o arrosto fanno parte della tradizione culinaria. Con il latte di capra e pecora si preparano svariati formaggi e ricotte freschissime. Immancabili nel pasto dei siciliani sono la pasta o un piatto di legumi (fave fresche o secche, lenticchie, farro, ceci). La pasta, regina delle tavole, viene condita nei modi piu' fantasiosi. Un tempo era uso comune prepararla fresca in casa. Farina di grano duro, acqua, sale e una lunga ed energica lavorazione: da questo impasto venivano ricavati formati diversi, ma i piu' famosi restano i maccheroni, il bucato o "busiato" e il bucatino, lo spaghetto e le lasagne.
Nei piatti si usa esclusivamente l'olio extravergine d'oliva, sia per cucinare che per condire. Il burro e' poco utilizzato e la sugna viene adoperata solo per ammorbidire l'impasto di alcuni dolci.
Il sale e' marino ed i piatti sono impreziositi dalle erbe aromatiche che crescono in abbondanza: basilico, prezzemolo, menta, alloro, rosmarino, cipolle e finocchietto selvatico, insieme a gelsomino, pinoli, uva passa, pangrattato tostato ("muddìca"), scorza d'arancia, succo di limone ecc. Caratteristico di tante preparazioni e' l'agrodolce. Molto utilizzate sono anche mandorle, nocciole e pistacchi, sia nella preparazioni di dolci e di bevande che per condire pasta e riso.

La Sicilia è una Terra tutta da scoprire e la cucina siciliana è conosciuta in tutto il mondo per la sua prelibatezza. Non vi resta che provarla!!!  

venerdì 31 maggio 2013

Il Testamento di Franco Battiato !!!



Portiamo la vostra attenzione al nuovo Video presentato in questi giorni relativo al nuovo singolo di Franco Battiato,Testamento, dell'ultimo album "Apriti Sesamo". Come sempre il cantautore e musicista catanese non delude i suoi fans con un'opera davvero entusiasmante fatta di soavi musiche e parole poetiche molto profonde presentata da un video d'eccezione.



Il videoclip che accompagna la canzone è un vero e proprio capolavoro girato fra le incantevoli sale del palazzo Manganelli e l'Orto Botanico di Catania con la partecipazione dell'attrice Tea Falco, per i costumi della stilista Marella Ferrara, e per la regia di Beniamino Catena.

Un videoclip molto curato nei dettagli e dai profondi significati con la sensazione di una dimensione eterna in cui Battiato vuole essere ricordato, giunto ormai all'età di 67 anni e con alle spalle una lunghissima carriera di successi.
Questa canzone è, infatti, una sorta di testamento dell'artista per i suoi fans con riferimenti e temi importanti come la reincarnazione e l'inferno di Dante visti da quella dimensione eterna in cui "noi non siamo mai morti, e non siamo mai nati" che forse un po' tutti oggi giorno dimentichiamo spesso nella frenesia della vita moderna che ci va perdere di vista i veri valori dell'umanità...

Ecco i stupendi versi di questa incantevole poesia musicale scanditi dal motto "We never died, we were never borne!":

Lascio agli eredi l'imparzialità,
la volontà di crescere e capire,
uno sguardo feroce e indulgente,
 per non offendere inutilmente.

Lascio i miei esercizi sulla respirazione,
Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione.

Lascio agli amici gli anni felici, delle più audaci riflessioni,
la libertà reciproca di non avere legami

e mi piaceva tutto della mia vita mortale,
anche l'odore che davano gli asparagi all'urina.
We never died,
we were never borne!

We never died,
we were never borne!
Il tempo perduto chissà perché, non si fa mai riprendere
i linguaggi urbani si intrecciano e si confondono nel quotidiano.

"Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza"...
l'idea del visibile alletta, la mia speranza aspetta.

Appese a rami spogli, gocce di pioggia si staccano con lentezza, 
mentre una gazza in cima ad un cipresso, guarda.
Peccato che io non sappia volare, ma le oscure cadute nel buio
mi hanno insegnato a risalire.

E mi piaceva tutto della mia vita mortale,
noi non siamo mai morti, 
e non siamo mai nati. 
 We never died,  
we were never borne! 

We never died,  
we were never borne.