martedì 24 maggio 2011

STORIA DELLA CUCINA SICILIANA

Adagiata al centro del Mediterraneo, fra il Tirreno e lo Ionio, fin da epoche remote la Sicilia é stata un approdo naturale per navigatori e commercianti.

La sua posizione geografica ha favorito l'incontro di popoli e civilta': e' nata cosi' una gastronomia complessa ed articolata grazie al contributo di tutte le culture stabilitesi in Sicilia negli ultimi due millenni.

L'isola fu colonizzata da Fenici, Cartaginesi e Greci, i quali hanno lasciato un segno indelebile nella tradizione gastronomica siciliana: introdussero il pane con le sue molteplici ricette e la buona norma di sfornarlo piu' volte durante l'arco della giornata, cosi' da poter essere sempre consumato fresco. In Sicilia tuttora ne sono presenti numerose varieta', spesso arricchite con il sesamo detto "cimino" o "giuggiulena".

I popoli antichi ci insegnarono inoltre il trattamento delle olive, la salatura della ricotta (per poterla conservare piu' a lungo), l'allevamento delle api e molto probabilmente portarono in tavola la cultura del vino.

Nel III secolo a.C. la Sicilia divenne una delle principali province romane. Gastronomicamente i Romani fecero scuola per quanto riguarda la farcitura di pesci e verdure, la preparazione delle salsicce e la conservazione della neve dell'Etna per la preparazioni a base di frutta. I gelati e le granite sono cosi' entrati a far parte delle abitudini culinarie siciliane e vengono prodotti in centinaia di gusti differenti.

Tra il V e il VI secolo d.C. l'isola cadde sotto la dominazione dei Vandali e degli Ostrogoti i quali lasciarono soltanto una decadenza culturale ed economica.

Successivamente passo' sotto il dominio Bizantino, che ne mantenne il controllo per circa tre secoli. Pur non lasciando nessuna ricetta tradizionale degna di rilievo, i Bizantini tramandarono la pratica di arrostire allo spiedo la carne nonche' la stagionatura e la lavorazione dei formaggi per renderli piccanti e piu' saporiti; introdussero infine alcune spezie.

Una svolta gastronomica avvenne nel 965, quando gli Arabi, diventati veri e propri padroni dell'Isola, introdussero la canna da zucchero, il riso, gli agrumi, l'uso delle droghe.

La pasticceria diviene inimitabile, cosi' nacque la celebre "cassata" e la "cubbàita", un torrone di miele, semi di sesamo e mandorle. Si ebbe cosi' l'evento di una cucina arabo-sicula la cui influenza si estese a tutto il bacino occidentale del Mediterraneo.

Sono innumerevoli le ricette che arricchirono in quel tempo il patrimonio gastronomico insulare e si puo' affermare che la cucina siciliana, nell'anno Mille, primeggiava su tutte le altre cucine europee.

In Sicilia gia' allora esisteva la pasta e molte erano le ricette con i vermicelli, precursori degli spaghetti; era operativo anche un servizio di spedizioni di pasta seccata in vari territori musulmani e cristiani.

Tra i vari piatti, ancor oggi in uso, e' impossibile non citare il "cuscusu" elaborazione del cuscus arabo.

Sempre durante la dominazione araba si diffuse l'uso del sorbetto non molto dissimile da quello odierno, e di gran lunga piu' raffinato rispetto alle bevande ghiacciate consumate nel resto d'Europa.

Dopo appena un secolo di dominazione araba, nell'XI secolo, i Normanni costituirono il segno di Sicilia, Federico II, promulgatore delle arti e delle scienze, fu fautore di un periodo di grande splendore culturale, che ebbe il suo fulcro a Palermo.

La gastronomia mantenne le caratteristiche siculo-arabe, ma altre nuove pietanze fecero la loro comparsa; in particolare il pesce conservato o salato: le aringhe affumicate, il baccalà e lo stoccafisso ne sono un chiaro esempio. Tuttora la pratica vive in piatti tipici come lo "stoccafisso alla messinese".

Un capitolo a parte meritano i dolci, spesso a base di frutta, sia fresca che secca. Sovente legati a tradizione religiose, i dolci siciliani sono ricchissimi. Le monache di numerosi monasteri elaborarono svariate ricette. Molto utilizzata la ricotta, ma anche il cioccolato che a Modica viene lavorato artigianalmente e che a Palermo viene adoperato, in sette varieta' diverse nella famosa ed esclusiva torta "Setteveli".

Con gli Aragonesi, nel XIII secolo, la cucina siciliana si arrichi' ulteriormente, nacquero cosi' le preparazioni fritte. Si fa risalire a quest'epoca il "farsumagru", piatto a base di carne, opera dei “monsù”, cuochi provetti delle grandi famiglie nobili dell'Isola.

In questo stesso periodo giunsero in Sicilia, grazie ai commerci con il Medio Oriente le melanzane, che trovarono nella gastronomia siciliana ottima accoglienza: fritte, imbottite, trasformate in caponate, cotte alla griglia, sott'olio, abbinate a preparazioni a base di riso e pasta, sono ancora oggi le dominatrici della cucina insulare.

Gli Spagnoli importarono dall'America alcuni prodotti ancora non conosciuti in Europa: pomodori, peperoni, granturco, patate, fagioli, cacao e vaniglia.

Le successive vicende dell'Isola, dall'assegnazione ai Savoia all'insediamento dei Borboni fino all'annessione al Regno d'Italia non influirono sulla cucina locale, che aveva ormai una tradizione ben salda.

Non esistono sostanziali differenze nelle ricette tra una zona e l'altra dell'Isola, salvo alcune specialita' locali.

La cucina si basa su cinque alimenti fondamentali: la pasta, il pesce, i formaggi, le verdure e i dolci. La carne bovina occupa un posto secondario (utilizzata di rado e per lo piu' in forma di frattaglie), in quanto proveniente da animali impiegati nei lavori agricoli e quindi con le carni dure e stoppose. Questo problema si risolse macinandola o tagliandola a fettine sottili, usanza dalla quale nasce una numerosa varietà di polpette e involtini farciti. Maggior rilievo ha la carne suina; ricca e molto varia la produzione di salsicce fresche e insaccate stagionate da affettare. Nell'Isola gli ovini sono sempre stati allevati e i piatti a base di agnello e capretto in umido o arrosto fanno parte della tradizione culinaria. Con il latte di capra e pecora si preparano svariati formaggi e ricotte freschissime. Immancabili nel pasto dei siciliani sono la pasta o un piatto di legumi (fave fresche o secche, lenticchie, farro, ceci). La pasta, regina delle tavole, viene condita nei modi piu' fantasiosi. Un tempo era uso comune prepararla fresca in casa. Farina di grano duro, acqua, sale e una lunga ed energica lavorazione: da questo impasto venivano ricavati formati diversi, ma i piu' famosi restano i maccheroni, il bucato o "busiato" e il bucatino, lo spaghetto e le lasagne.

Nei piatti si usa esclusivamente l'olio extravergine d'oliva, sia per cucinare che per condire. Il burro e' poco utilizzato e la sugna viene adoperata solo per ammorbidire l'impasto di alcuni dolci.

Il sale e' marino ed i piatti sono impreziositi dalle erbe aromatiche che crescono in abbondanza: basilico, prezzemolo, menta, alloro, rosmarino, cipolle e finocchietto selvatico, insieme a gelsomino, pinoli, uva passa, pangrattato tostato ("muddìca"), scorza d'arancia, succo di limone ecc. Caratteristico di tante preparazioni e' l'agrodolce. Molto utilizzate sono anche mandorle, nocciole e pistacchi, sia nella preparazioni di dolci e di bevande che per condire pasta e riso.