Un vero siciliano, anche se vive lontano dalla propria terra d’origine, non può non conoscerli !!!
I simboli ufficiali della Regione Sicilia sono:
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a) la bandiera;
b) lo stemma;
c) il gonfalone.
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La bandiera Siciliana fu adottata ufficialmente con la legge regionale n. 1 del 2000, precedentemente i simboli ufficiali della Sicilia erano stemma e gonfalone, adottati con la legge regionale n. 12 del 1990.
La legge stabilisce che la bandiera siciliana sia esposta all'esterno del Parlamento siciliano (Assemblea Regionale Siciliana), dalla sede della giunta regionale, dalle sedi dei consigli provinciali e comunali, dalle sedi dei presidenti delle provincie regionali e dei sindaci dei comuni, nelle sedi degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, negli edifici in cui sono costituiti seggi elettorali in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano.
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La legge stabilisce che la bandiera siciliana sia esposta all'esterno del Parlamento siciliano (Assemblea Regionale Siciliana), dalla sede della giunta regionale, dalle sedi dei consigli provinciali e comunali, dalle sedi dei presidenti delle provincie regionali e dei sindaci dei comuni, nelle sedi degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, negli edifici in cui sono costituiti seggi elettorali in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano.
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La bandiera.
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La bandiera della Sicilia è formata da un drappo di forma rettangolare, di colore rosso aranciato e giallo in senso diagonale, al centro riproduce lo stemma della Regione siciliana, raffigurante la Triscele color carnato con il gorgoneion e le spighe, che ha dimensioni pari a tre quinti dell'altezza della bandiera.
.La storia del Triscele è articolata e, per alcuni versi, ancora avvolta nel mistero poichè si ricollega alla mitologia: simbolo della Sicilia, è composta dalla testa della Gorgone, i cui capelli sono serpenti intrecciati con spighe di grano, dalla quale si irradiano tre gambe piegate all'altezza del ginocchio.
La Gorgone è un personaggio mitologico che, secondo il poeta greco Esioso (VIII - inizio VII secolo a.C.), era ognuna delle tre figlie di Forco e Ceto, due divinità del mare: Medusa (la Gorgone per antonomasia), Steno (la forte), Euriale (la spaziosa). Avevano zanne di cinghiale, mani di bronzo, ali d'oro, serpenti sulla testa e nella vita, abitavano presso le Esperidi (figlie di Atlante, abitanti presso l'isola dei Beati, nella parte più occidentale del mondo), ed erano in grado, con uno sguardo, di pietrificare gli uomini.
Le spighe di grano sono simbolo di fertilità del territorio.
Le tre gambe rappresentano i tre promontori (in greco triskeles) punti estremi dell'isola: capo Peloro (o punta del Faro, Messina), capo Passero (Siracusa), capo Lilibeo (o capo Boeo, Marsala).
.Un'altra versione della testa è quella di una donna, forse di una dea, in taluni casi raffigurata con le ali per indicare l'eterno trascorrere del tempo, contornata da serpenti per indicare la saggezza. I serpenti in seguito furono sostituiti da spighe di frumento dai Romani per significare la fertilità della terra dell'Isola e simboleggiare il suo status di "granaio" di Roma.
Il Triscele apparve sulla scena prima della colonizzazione greca dell'isola, ma furono i Greci per primi a chiamarla Trinakìa (mutato nel tempo in Trinacrìa), dalla parola greca: trinacrios, che significa treis (tre) e àkra (promontori), da cui anche nel latino trìquetra (a tre vertici). Il Triscele, in seguito, fu adottato dai greci come simbolo della Trinacria, che è rimasto un sinonimo per Sicilia.
..La storia del Triscele è articolata e, per alcuni versi, ancora avvolta nel mistero poichè si ricollega alla mitologia: simbolo della Sicilia, è composta dalla testa della Gorgone, i cui capelli sono serpenti intrecciati con spighe di grano, dalla quale si irradiano tre gambe piegate all'altezza del ginocchio.
La Gorgone è un personaggio mitologico che, secondo il poeta greco Esioso (VIII - inizio VII secolo a.C.), era ognuna delle tre figlie di Forco e Ceto, due divinità del mare: Medusa (la Gorgone per antonomasia), Steno (la forte), Euriale (la spaziosa). Avevano zanne di cinghiale, mani di bronzo, ali d'oro, serpenti sulla testa e nella vita, abitavano presso le Esperidi (figlie di Atlante, abitanti presso l'isola dei Beati, nella parte più occidentale del mondo), ed erano in grado, con uno sguardo, di pietrificare gli uomini.
Le spighe di grano sono simbolo di fertilità del territorio.
Le tre gambe rappresentano i tre promontori (in greco triskeles) punti estremi dell'isola: capo Peloro (o punta del Faro, Messina), capo Passero (Siracusa), capo Lilibeo (o capo Boeo, Marsala).
.Un'altra versione della testa è quella di una donna, forse di una dea, in taluni casi raffigurata con le ali per indicare l'eterno trascorrere del tempo, contornata da serpenti per indicare la saggezza. I serpenti in seguito furono sostituiti da spighe di frumento dai Romani per significare la fertilità della terra dell'Isola e simboleggiare il suo status di "granaio" di Roma.
Il Triscele apparve sulla scena prima della colonizzazione greca dell'isola, ma furono i Greci per primi a chiamarla Trinakìa (mutato nel tempo in Trinacrìa), dalla parola greca: trinacrios, che significa treis (tre) e àkra (promontori), da cui anche nel latino trìquetra (a tre vertici). Il Triscele, in seguito, fu adottato dai greci come simbolo della Trinacria, che è rimasto un sinonimo per Sicilia.
Gli studiosi sono concordi nell'affermare che si tratta di un antico simbolo religioso orientale, sia che rappresentasse il dio Baal, o il sole, nella sua triplice forma di dio della primavera, dell'estate e dell'inverno, sia che rappresentasse la luna con le gambe talora sostituite da falci lunari. Le sue più antiche manifestazioni documentarie, si trovano. in monete di varie città dell'Asia Minore, come Aspendo in Panfilia, Olba in Cilicia, Berrito e Tebe nella Troade, ed in città della Licia, con datazione variabili dal VI al IV secolo a.C.. Il simbolo della Trinacria, se perdette il suo originario valore solare, ne acquistò uno sacrale in Sicilia, dato il suo valore apotropaico, che lo trasformò in una sorta di talismano.I normanni, arrivati in Sicilia nel 1072, esportarono la Trinacria nell'isola di Man, che la scelse come simbolo in sostituzione di quello precedente (un vascello) di origine scandinava.
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Il vessillo ufficiale della Regione Siciliana, drappo bicolore giallorosso con al centro il vecchio simbolo triscelico della Trinacria, esprime diagonalmente il giallo della bandiera civica di Palermo e il rosso della bandiera civica di Corleone, che fu il primo comune siciliano a seguire l'esempio di Palermo nella vigorosa rivolta antifrancese del Vespro Siciliano, scoppiato nella Città di Palermo il 30 Marzo 1282, che vide la contesa tra gli angioini ed i siciliani ai quali si allearono gli aragonesi.
Un momento di rilevanza simbolica della Trinacria nella storia della Sicilia si è avuta il 30 agosto 1302 con la costituzione dell'isola in Regno di Trinacria a seguito della pace di Caltabellotta, alla conclusione della guerra del Vespro. La titolarità del regno era, dal punto di vista formale, assegnata a Federico II d'Aragona, di fatto era indipendente dal resto dei possedimenti angioini nell'Italia meridionale.
La Trinacria è presente anche negli stemmi di varie dinastie nobili quali gli Stuart d'Albany d'Inghilterra (forse derivato proprio dal loro dominio su isole del mare d'Irlanda, tra cui l'isola di Man), i Rabensteiner di Francia, gli Schanke di Danimarca, i Drocomir di Polonia e in quello di Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie all'inizio del 1800.
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Un momento di rilevanza simbolica della Trinacria nella storia della Sicilia si è avuta il 30 agosto 1302 con la costituzione dell'isola in Regno di Trinacria a seguito della pace di Caltabellotta, alla conclusione della guerra del Vespro. La titolarità del regno era, dal punto di vista formale, assegnata a Federico II d'Aragona, di fatto era indipendente dal resto dei possedimenti angioini nell'Italia meridionale.
La Trinacria è presente anche negli stemmi di varie dinastie nobili quali gli Stuart d'Albany d'Inghilterra (forse derivato proprio dal loro dominio su isole del mare d'Irlanda, tra cui l'isola di Man), i Rabensteiner di Francia, gli Schanke di Danimarca, i Drocomir di Polonia e in quello di Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie all'inizio del 1800.
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Il gonfalone.
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Il gonfalone della Regione siciliana, delle dimensioni di metri due per uno, è costituito da uno scudo collocato su fondo azzurro, a sua volta campeggiante su uno scudo inquartato (in alto, a sinistra, giallo; a destra, rosso aranciato, con l'iscrizione colore bianco «REGIONE SICILIANA»; in basso, a sinistra, rosso aranciato; a destra, giallo), bordato da un filetto colore oro.
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Il criterio che ha presieduto al disegno del gonfalone, che è gelosamente conservato alla Presidenza della Regione di piazza Indipendenza a Palermo, è stato quello di raffigurare gli emblemi delle famiglie che hanno fatto della Sicilia un Regno.
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La loro "avventura nel Sud" iniziò nel santuario di San Michele a monte S. Angelo, dove si erano recati in pellegrinaggio e dove furono "ingaggiati" per cacciare i bizantini dal meridione d'Italia. Lo fecero così bene, che mentre Roberto il Guiscardo cacciò i "greci", il fratello minore, Ruggero, con una guerra durata trent'anni, fece lo stesso in Sicilia con gli arabi, sconfiggendo l'Islam e restituendo piena libertà alla fede cristiana. Essi portarono la nostra regione a grande splendore, costruirono le grandi chiese arabo-normanne, diedero pace e benessere al nostro popolo. L'aquila nera presente nel secondo quarto, in alto a destra, è l'emblema degli Hohestaufen, duchi di Svevia, e successivamente imperatori del Sacro Romano Impero. Federico II, figlio di Enrico VI e dell'ultima normanna, Costanza, regnerà da Palermo sul Sacro Romano Impero. Le spoglie di questi tre personaggi riposano nella cattedrale di Palermo.
Nel terzo quarto sinistro, in basso, la triscele (in colore carnato su campo argenteo).
Nell'ultimo quarto è presente il simbolo della casa aragonese, i cui colori rosso ed oro richiamano l'origine spagnola e le due aquile nere il suo legame con gli svevi.
I Simboli della Sicilia.
Nel terzo quarto sinistro, in basso, la triscele (in colore carnato su campo argenteo).
Nell'ultimo quarto è presente il simbolo della casa aragonese, i cui colori rosso ed oro richiamano l'origine spagnola e le due aquile nere il suo legame con gli svevi.
I Simboli della Sicilia.
1 commento:
Cumplimenti! Stu situ è piddaveru beddhu..
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