venerdì 12 agosto 2011

CUCINA SICILIANA: POVERA MA... DI GUSTO STRAORDINARIO


Nella cucina siciliana ci sono piatti che per la loro semplicità e per la scarsezza degli ingredienti sono stati definiti piatti "poveri" del popolo.

Gli ingredienti adoperati per realizzarli sono principalmente verdure e ortaggi di produzione locale, pesce, soprattutto quello azzurro - che lo splendido mare che circonda l'isola offre abbondantemente - e carne nelle sue parti meno nobili come le interiora, la testa, il collo, la coda o le zampe.

Questa "povertà" di ingredienti si miscela però sapientemente con la ricchezza di fantasia nel prepararli, frutto della fusione delle differenti civiltà che si sono succedute in Sicilia e che hanno lasciato anche nella cucina il segno tangibile del loro passaggio.

E' per questo che la "povertà" in Sicilia non e' mai squallida ma dignitosa, e la cucina "povera" in questa meravigliosa Isola ne è un esempio. Molto spesso era un solo piatto a costituire il menù del pranzo o della cena di una famiglia, quindi il piatto stesso diventava semplicemente "u cumpanaggiu" che accompagnava il pane. La caratteristica fondamentale della cucina siciliana sta nel fatto che uno stesso piatto può essere preparato in una versione più ricca e una più modesta. Si parte cioè da una base semplice, che poi viene arricchita di ingredienti e sapori complementari.
Alla cucina povera appartengono le "sfinci", frittelle di antichissima tradizione tipiche della Sicilia occidentale, preparate in occasione delle feste di fine anno. Si ottengono con farina, patate lesse schiacciate, lievito, sale e semi di finocchio. Ridotta in ciambelle, la pasta viene fritta con olio o, meglio, strutto e vanno servite calde, spolverizzate di zucchero.

Altro piatto povero sono le "sarde a beccafico"; il 'beccafico' è un piccolo uccello che d'estate, nel periodo di maturazione dei fichi, essendone ghiotto, ne mangia in abbondanza ingrossando a dismisura. La sarda a beccafico è un involtino creato con le sarde e con un riempimento che le fa apparire grosse appunto come i beccafichi. Queste si preparano togliendo alle sarde la testa, le interiora, la lisca lasciando la coda ed aprendole a libro. Per la forma assunta che assomiglia ad una lingua, vengono dette 'allinguate'.

Molte ricette della cucina siciliana cosiddetta povera, ruotano attorno al concetto di "involtino". L'involtino si realizza con un ingrediente di pregio e con un riempimento formato da componenti poveri. L'ingrediente di pregio è quello proteico e può essere sia carne che pesce. Va detto che quando è carne viene selezionata tra le parti meno pregiate e quando è pesce tra pesci poco costosi o da loro parti solitamente ritenute di scarto. Gli involtini di carne si realizzano partendo dal secondo taglio affettato molto sottilmente, in modo tale che la carne ci sia, ma senza costituire alla fine l'ingrediente prevalente del piatto.

Gli antipasti non fanno parte della tradizione; quelli esposti nei ristoranti altro non sono che il companatico o il secondo piatto - se non l'unico - della cucina povera: frittatine, pomodori secchi, olive condite, melanzane, verdure domestiche e selvatiche. Senza pane in Sicilia non si va a tavola, sarebbe inconcepibile. Ogni paese, ogni città vanta decine di qualità di pane, diverse per l'impasto, la forma, il tempo di lievitazione o di cottura e infiniti sono i nomi che si danno ai pani per distinguerli gli uni dagli altri. Il pane è alimento base, realizzato con lavorazioni antiche, ricoperto con semi di cumino e finocchio; particolarissimo è il "pane allo zafferano" morbido e saporito, di origine araba. "Pane e panelle" sono un cibo poverissimo quanto radicato nelle tradizioni di questa cucina: un panino o due fette di pane vengono farcite con la panella, una frittella salata realizzata con la farina di ceci. Altrettanto numerosi sono i bellissimi pani "votivi" o "festivi", vere e proprie opere d'arte, preparati appositamente per alcune feste patronali, con il preciso intento di simbologia protettiva. Il siciliano nutre per il pane un profondo rispetto: se cade per terra, lo raccoglie e lo bacia. Questa cucina prevede l'apporto - seppure modesto - della carne di maiale, che spesso viene lavorata per confezionare salsicce che servono anche per preparare un ragù con cui condire i maccheroni tradizionali per il carnevale detti "maccaruna ca sasizza".

La carne più in uso è però quella di agnello o di pecora che nelle campagne per le grandi occasioni viene cotta alla spiedo organizzato all'aperto con grandi fuochi dove si bruciano, oltre alla legna, anche rami di rosmarino ed erbe aromatiche che profumano l'arrosto. Tra le preparazioni risultano più numerose quelle che utilizzano le parti meno costose, come le interiora: sono nate così alcune specialità estremamente gustose, come il fegato nella rete, il cuore ripieno, la gelatina di maiale "zuzzo", la gamma di piatti a base di trippa e le animelle. La produzione di caci e ricotta in tutta l'Isola è antichissima: sono stati il classico companatico per colazioni, pranzi e cene di intere generazioni.

Nessun commento: